World Pizza Day, la festa per il cibo piĆ¹ amato a Napoli e nel mondo

Gen 17, 2022 | News

Il 17 gennaio si celebra la pizza, tra tradizione e innovazione. La lista delle pizzerie storiche e dā€™avanguardia nella cittĆ -simbolo dell’arte dei pizzaiuoli

A portafogli o spicchi, in rivisitazioni gourmet o classica, a forma di cuore, stella, persino grande come una ā€œruota di carroā€. La pizza cambia, si diversifica, si evolve. Ma resta eterna. E si conferma come piatto piĆ¹ amato in Italia (e non solo), per ogni fascia dā€™etĆ . Non a caso, oggi, 17 gennaio, ĆØ il ā€œWorld Pizza Dayā€, giorno in cui la si festeggia ovunque, con appuntamenti e iniziative.

PerchĆ© proprio il 17 gennaio? ā€œPerchĆ© ĆØ Santā€™Antonio ā€“ diceĀ Antonio Pace, fondatore e presidente dellā€™Associazione verace pizza napoletana, Avpn ā€“ I pizzaioli erano soliti lavorare mezza giornata, andavano a mangiare fuori con le famiglie. Poi accendevano il tipico fucarone per Santā€™Antuonoā€. Lā€™associazione, nata 37 anni fa ha come obiettivo la difesa e a valorizzazione della pizza napoletana, denominazione in passato utilizzata in modo improprio e che ora deve adattarsi ad un severo Disciplinare, che ne regola impasto e preparazione rigorosa, nel segno della tradizione napoletana. Oggi, in occasione del ā€œWorld pizza Dayā€, Avpn organizza una maratona speciale di 24 ore in streaming e su Facebook: un giro del mondo attraverso un percorso di 22 masterclass, in 15 Paesi e in 12 lingue differenti, con numerosi maestri pizzaioli.

ā€œLa nostra associazione ā€“ riprende Pace ā€“ oggi conta 950 associati in tutto il mondo, dal Giappone agli Stati Uniti, passando per Australia, Africa ed Europaā€. Un disciplinare rigoroso, quello stilato, ma tuttā€™altro che esclusivo. ā€œPer comporre unā€™ottima pizza napoletana basta rispettare la preparazione e servirsi di ottime materie primeā€. Poi, non importa dove la si prepari: ā€œHo mangiato unā€™ottima margherita in Russia, in Ungheria, in Francia ā€“ assicura Pace – la pizza ĆØ il prodotto piĆ¹ democratico che esista: chiunque puĆ² prepararla impeccabilmenteā€. Non a caso, i giapponesi sono stati piĆ¹ volte campioni del mondo nella realizzazione.

Ma quali sono le regole per una verace ā€œneapolitan pizzaā€? Poche regole, fondamentali: ā€œLā€™impasto, il disco di pasta, la farina. Il cornicione, alto non piĆ¹ di due centimetri, il forno rigorosamente a legnaā€. E i condimenti? ā€œAh quelli ā€“ annuncia Pace ā€“possono essere vari: certo, ci sono le intoccabili della tradizione, come Marinara e Margherita, ma ogni pizzaiolo ĆØ chef del proprio fornoā€. Insomma, la pizza si fa gourmet, si evolve in base ai gusti e ai Paesi. Ma ognuno ĆØ artefice della propria ricetta. Del resto, ā€œLā€™Arte del pizzaiuolo napoletanoā€ ĆØ tutelata come Bene immateriale Unesco dellā€™umanitĆ  dal 2017.

ā€œLa pizza ĆØ come un vestito su misura ā€“ aggiunge Pace – Ā I condimenti possono spaziare. PurchĆ©, naturalmente restino nellā€™ambito della gastronomiaā€. E qui iniziano i paletti: la napoletana classica ĆØ un prodotto rigorosamente salato: persino un wurstel puĆ² essere ā€œtolleratoā€ , ma niente ananas o Nutella. ā€œCosƬ si crea un altro alimento, magari buonissimo, ma non afferente al disciplinareā€.

E la pizza fritta? ā€œQuello ĆØ un altro capitolo fondamentale: abbiamo stilato un disciplinare nuovo, dedicato proprio a questo prodotto e consegneremo targhe speciali ai suoi migliori produttoriā€.

Secondo una recente stima di Just Eat, tra le aziende leader del delivery, la Margherita ĆØ a tutti gli effetti la portata principe del cibo dā€™asporto, con un incremento di ordinazioni (rilevate questā€™estate) del 14 per cento. E se in Italia sono mediamente 56 milioni le pizze cotte ogni settimana, una buona fetta di consumatori se la accaparra la Campania, non la prima in classifica per numero di pizzerie (oltre duemila), ma certamente tra le piĆ¹ produttive con la media di un milione al giorno.

Abbiamo stilato un elenco delle pizzerie piĆ¹ note di Napoli, selezionate in base alle antiche famiglie di pizzaioli e delle nuove maestranze.

Portā€™Alba (via Portā€™Alba). La piĆ¹ antica in cittĆ , attestata giĆ  nel 1738 come primo punto vendita delle pizze a portafoglio. Tra i suoi clienti storici, Salvatore Di Giacomo e Gabriele dā€™Annunzio.

Starita (via Materdei).Ā Per molti sforna la migliore marinara della cittĆ . E forse ĆØ cosƬ. Una delle poche pizzerie che, durante le lunghe attese allā€™ingresso, omaggia i clienti in coda, sfornando tranci di calzoncini e montanarine. Aperta nel 1901, appare anche nellā€™episodio con Sophia Loren del film ā€œIeri, oggi e domaniā€, diretto nel 1963 da Vittorio De Sica.

Umberto (via Alabardieri).Ā Pizzeria centenaria nel cuore di Chiaia, da sempre a gestione familiare. Oggi, a guidare il locale (che ĆØ anche ristorante) i coniugi Umberto ed Ermelinda Di Porzio.

Concettina ai tre Santi (via Arena della SanitĆ ).Ā Nel cuore della SanitĆ , non lontana dalla casa di TotĆ², ecco una delle pizzerie piĆ¹ amate in cittĆ . A guidarla, il giovane Ciro Oliva, vulcanico maestro di impasti e levitazioni. Una delle sue pizze piĆ¹ richieste ĆØ dedicata alla Fondazione San Gennaro: una parte dellā€™incasso ĆØ destinata alle attivitĆ  dellā€™ente per la valorizzazione del Rione. Del resto, come recitano tutte le magliette-uniforme del locale: ā€œIl nostro cuore batte per la SanitĆ ā€.

Vesi pizza Gourmet (viale Michelangelo).Ā Da generazioni la famiglia Vesi sforna provetti pizzaioli. Giuseppe ne ĆØ la conferma. Crea la sua linea gourmet, utilizzando farine macinate a pietra, approfondendo antiche ricette di preparazione, che omaggiano la tradizione partenopea. Ottime le materie prime. La pandemia ha purtroppo portato alla chiusura del locale sul lungomare di Mergellina. Resiste quello al Vomero, punto di riferimento per appassionati ed esperti di pizza.

La Notizia (via Caravaggio).Ā Avanguardia delle pizzerie napoletane, gestita dal decano Enzo Coccia. Materie prime selezionate con attenzione e tanta creativitĆ  in ogni assaggio. Eā€™ stata una delle prime a sperimentare ricette gourmet su impasti sapienti.

Lombardi.Ā Una dinastia di pizzaioli, iniziata a fine Ottocento col capostipite Luigi Lombardi. I discendenti gestiscono ancora oggi sia lā€™esercizio a via Benedetto Croce (vicino Santa Chiara)Ā  sia a via Foria.

Gorizia (via Bernini).Ā La prima pizzeria del Vomero, nata nel 1916. Conduzione familiare, oggi come ieri, che inizia con Salvatore Grasso: il nome del locale ĆØ un omaggio ai partigiani che liberarono la cittĆ  friulana dagli austriaci.

Sorbillo (via Tribunali).Ā Forse la pizza piĆ¹ famosa di Napoli. Certamente la piĆ¹ social. Gino Sorbillo, erede di una storica famiglia di pizzaioli, gestisce la storica sede di via Tribunali. Da qualche anno ha aperto sedi anche a Milano e New York.

50 KalĆ² (piazza Sannazaro).Ā Una pizza elegante, nel cuore di Mergellina. Ai forni a legna cā€™ĆØ Ciro Salvo, altro ā€œprincipeā€ di una dinastia di pizzaioli originaria di San Giorgio a Cremano. Da qualche anno ha aperto un locale anche a Londra.

La Masardona (via Giulio Cesare Capaccio).Ā Punto di riferimento per la pizza fritta, perfetta. Alla sede storica, in zona Mercato, se ne affianca una piĆ¹ recente, a piazza Vittoria.

Attilio (via Pignasecca). Nel cuore di Montesanto, alla Pignasecca. Attilio Bachetti ĆØ un irreprensibile artigiano della pizza da manuale. Il suo locale ĆØ stato piĆ¹ volte inserito tra le migliori cinquanta pizzerie del mondo.

Brandi (via Chiaia).Ā Impossibile non citare una delle pizzerie piĆ¹ antiche di Napoli, nata a fine Settecento e che si fregia di aver inventato la pizza piĆ¹ famosa al mondo, nel 1889, in onore della regina Margherita.

Antica Pizzeria da Michele (via Cesare Sersale). Pizzeria simbolo di Napoli. Che fa scuola. Tavoli di marmo, margherita doppia, impasto sottile. Dal 1906, la famiglia Condurro porta avanti la sua ricetta verace di pizza e napoletanitĆ . Famosa la scena di Julia Roberts nel locale, allā€™interno del film ā€œMangia, prega, amaā€. A fine 2021 se nā€™ĆØ andato a 89 anni Antonio Cndurro, l’ultimo dei 13 figli di Michele, fondatore della primisisma gestione nel 1906. La dinastia prosegue con figli e nipoti.

Trianon (via Pietro Colletta).Ā Novantanove anni esatti, per la pizzeria fondata dai coniugi Leone nel 1923. A due passi dal teatro omonimo, ha avuto tra i suoi avventori personaggi come TotĆ² e Nino Taranto.

Pellone (piazza Nazionale).Ā Dal 1960, si distingue per i suoi inconfondibili calzoni fritti. E per le sue pizze giganti, dette ā€œa ruota di carroā€.

La figlia del presidente (via del Grande Archivio).Ā Tra le migliori creatrici di pizza fritta in cittĆ , Maria Cacialli porta avanti la tradizione e il talento di suo padre Ernesto, soprannominato ā€œIl Presidenteā€ per aver offerto una Margherita a portafoglio al presidente Usa Bill Clinton durante il G7 del 1994 a Napoli.

Mattozzi (piazza CaritĆ ).Ā A piazza CaritĆ , in pieno centro. La pizzeria nasce nel 1833, configurandosi come ritrovo di intellettuali e artisti. Dal 1959 ĆØ gestita dalla famiglia Surace. A guidare la linea, oggi, Paolo Surace. Suo padre, Alfredo, ha fondato nel 1984 con Antonio Pace lā€™Associazione Verace Pizza Napoletana.

Fratelli Capasso.Ā Una delle piĆ¹ antiche famiglie di pizzaioli napoletani, attiva fin dalla fine del Settecento. Il locale storico ĆØ ancora a via Foria, allā€™angolo con Porta San Gennaro. Un ramo della famiglia, trascritto come Cafasso per un errore di trascrizione allā€™Ufficio Anagrafe, gestisce unā€™ottima pizzeria a Fuorifgrotta, in via Giulio Cesare.

Rassegna stampa – Locali storici d’Italia: 17/01/22 LAREPUBBLICANAPOLI