Milano, lo storico Camparino riapre con le idee di chef Oldani

Il bar Camparino in Galleria (agf)


Finito il restauro del tempio dei cocktail in Galleria: da domani il locale svela al pubblico le novità, tra pan cot e orario allungato di sera.

La riapertura del Camparino in Galleria — dopo mezza estate e mezzo autunno di lavori — è un tripudio di contrasti. L’ingresso è tale e quale a prima. Con il “bar di passo”, desueta ma fascinosa locuzione, che è rimasto quello di sempre: un omaggio all’art nouveau della quale fu contemporaneo. Lo hanno solo restaurato aggiungendo un po’ di luce, tanto efficace quanto discreta. Tutto come nel 1915, l’anno della fondazione: ma basta salire al piano di sopra perché si parli un’altra lingua. Il bancone del primo piano non è un semplice bancone: si chiama social table dove i nuovi cocktail diventano experiences.

Milano, lo storico Camparino riapre con le idee di chef Oldani
Lo chef Davide Oldani, il sindaco Beppe Sala e il ceo di Campari Robert Kunze-Concewitz


Così va il mondo e conviene aggiornarsi. Stare al passo coi tempi però senza snaturarsi. Questo, almeno, è l’obiettivo di Campari che l’anno scorso si è ripreso il suo locale storico in Galleria e lo ha appena ristrutturato. Da domani sarà aperto al pubblico. Il bar di passo resterà aperto fino alle 23 mentre il piano di sopra, con i nuovi cocktail e il bancone sociale, fino all’1 di notte.

Milano, lo storico Camparino riapre con le idee di chef Oldani
Ma non di soli alcolici vivrà il nuovo Camparino perché nella squadra si è aggiunto lo chef stellato Davide Oldani che si preoccupa naturalmente della cucina. E per farlo s’è inventato il pan’cot, letteralmente “pane arrostito”. Una rimembranza infantile della cucina materna, rivisitata dopo tanti anni di esperienza e di sperimentazioni in cucina. Per un pan’cot, base ideale — assicura Oldani — da abbinare a carne, pesce, frutta e verdura, e un cocktail te la cavi mediamente — assicurano i gestori — con 30 euro. Il 2019 segna il centenario del Negroni, cocktail inevitabilmente a base di Campari. Ma il sindaco Beppe Sala, invitato e presente al primo brindisi della riapertura, ha un altro centenario da festeggiare: “Il Camparino — ricorda — è stato fondato nel 1915. Il 2015 è l’anno di Expo”, il ricordo fa da volano a una promessa: “Porterò i protagonisti delle prossime Olimpiadi invernali a festeggiare al Camparino”. Che è il duomo dell’aperitivo milanese. Radicato nelle tradizioni ma proiettato verso le sperimentazioni. Peccato che Sala inciampi sul neologismo “apericena” che da queste pariti produce quasi reazioni allergiche.

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Ma tant’è. Si va avanti con il giusto tributo al fascino della Galleria e al primo bambino nato qui. Ovvero — ma tu guarda — Davide Campari fondatore del Camparino e figlio di Gaspare, fondatore dell’azienda intera che oggi è un gruppo con oltre 50 marchi, con 18 impianti produttivi sparsi nel mondo e che dà lavoro a quattromila persone. Detto del bar di passo (al pianterreno) e del social table al primo piano. Resta da svelare il mistero del piano interrato. Lì si terranno corsi per neofiti della mixology (si dice così, ora). Lì nacque il bitter Campari.

Rassegna stampa – Locali storici d’Italia 13.11.19 La Repubblica
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