La Sardegna come non l’avete mai vista, tra storia, arte e gastronomia con ItinERA

Gen 24, 2019 | News

Facile farsene rapire, quando ci si accorge che la Sardegna è un rompicapo da comporre, è una lingua da tradurre, sono gusti da assaporare e panorami travolgenti. Quest’isola è fatta della sua gente e delle sue tradizioni, di prodotti unici, di gastronomia e storia antica.

Facciamo caso a quello che accade quando si sbarca in Sardegna, qualunque sia la nostra destinazione. La Sardegna, prima di ogni altra sensazione, arriva al naso. Poi, certamente, questa regione è capace di colpire ognuno dei nostri sensi. L’olfatto ci porta dentro quel profumo che cambia di stagione in stagione, quelle fragranze intense che sprigionano da una vegetazione concentrata in cui mirto e macchia mediterranea sono protagonisti. Facile farsene rapire, quando ci si accorge che la Sardegna è un rompicapo da comporre, è una lingua da tradurre, sono gusti da assaporare e panorami travolgenti. Sì, è facile parlare di mare, è impossibile non trasalire di fronte a certe sfumature dell’acqua, ma non si tratta certo soltanto di questo.

Quest’isola è fatta della sua gente e delle sue tradizioni, di prodotti unici, di gastronomia e storia antica. Così ne abbiamo potuto gustare uno scampolo, perché tanto, tantissimo ancora da fare e da vedere c’è, in occasione di ItinERA, un’esperienza da percorrere come test per una serie di itinerari alternativi dedicati a chi qui ci arriva con una nave di lusso, in crociera. Assessorato al Turismo della Regione e Autorità Portuale, nell’ambito di un progetto Interreg più ampio e articolato, hanno raccolto in tre giorni intensi una piccola summa di suggestioni che hanno saputo colpire nel segno attraverso alcune tappe mirate a svelare la regione da punti di vista non scontati.

Ecco allora che prima di una cena a base di prodotti tipici, tra fregula e vini autoctoni, in un suggestivo albergo ricavato da un monastero come Villa Fanny a Cagliari, si è potuto ascoltare il suono ancestrale, profondo e ipnotico di uno strumento ricavato da tre canne di giunco come le launeddas, suonate dal giovane Graziano Montisci, coinvolto in questa passione per la musica dal padre artigiano che le produce. Sferza il vento potente del mare, anch’esso a suo modo musica, sul sito archeologico di Tharros, città fondata dai fenici nel VIII secolo A.C. vicino a Su Muru Mannu un villaggio nuragico protosardo dell’età del bronzo. Poco distante da lì vale la pena lasciarsi affascinare dalla storia fitta di mistero di Sos Gigantes de Monti Prama, i giganti di Mont’e Prama, splendide sculture nuragiche ritrovate casualmente nel 1974, spezzate in tanti frammenti.

A proposito di storia, la più antica DOC della Sardegna, risalente al 1971, è la Vernaccia di Oristano. Vino ossidativo dalle caratteristiche uniche, è documentato fin dal XIV secolo nello statuto di Iglesias. A Tramatza abbiamo avuto la possibilità di degustarlo nella cantina della Famiglia Orro, una delle più importanti a lavorare questo prodotto che richiede un procedimento del tutto particolare per un risultato che lo rende inconfondibile.

Salendo a Santu Lussurgiu si incontrano ancora tradizioni artigiane di grande suggestione come la forgiatura a mano dei coltelli con movimenti sapienti e conoscenze tramandate di generazione in generazione. Ecco quindi Vittorio Mura nel suo laboratorio che vale la visita, anche solo per vedere le antiche lame del nonno perfettamente conservate.

Da non dimenticare, sempre in questo paese di piccole vie strette arrampicate sulle colline, l’Antica Dimora del Gruccione, albergo diffuso e interessante tappa per il ristoro dove la giovane cuoca utilizza con sapienza numerosi ingredienti locali. Proprio qui abbiamo potuto ascoltare il canto a cuncordu in cui i cantori, appartenenti a confraternite devozionali laiche, prima di ogni altra cosa devono andare d’accordo, ovvero stabilire tra loro una relazione di affetto e amicizia. Dall’area di Oristano si può passare a Nuoro, dove prima di immergersi in un’interessantissima disamina di usi e costumi regionali nel magnifico, ricco museo etnografico sotto l’egida di ISRE nell’elegante complesso di edifici dedicati sul colle di Sant’Onofrio, merita fermarsi per un caffè al Tettamanzi, locale storico con le sue sale decorate di stucchi nel quale è ambientata una parte del Giorno del Giudizio, capolavoro di Salvatore Satta e frequentato tra gli altri da Grazia Deledda.

E sempre a Nuoro ci si può fermare a mangiare negli originali spazi di Montiblu Concept, locale a mezza strada tra boutique e ristorante. E in questa occasione si è potuto assistere a quello che è un vero e proprio spettacolo di alto artigianato, appannaggio di pochissime donne del luogo, come la realizzazione di Su Filindeu, i fili di Dio, pasta che richiede una manualità assolutamente fuori del comune come quella di Paola Abraini. Da Nuoro a Mamoiada la strada sale e porta a un territorio vocato alla coltivazione di un vitigno autoctono noto per la sua qualità come il Cannonau, così è d’obbligo fare tappa alla cantina di Giuseppe Sedilesu per assaggiare qualcuno dei suoi vini, meglio ancora se accompagnati da un prodotto di estrema bontà come gli squisiti pecorini di Erkiles, piccolo caseificio di Olzai.

Ultima tappa a Baunei, cittadina abbarbicata in alto con una formidabile vista sul mare che si può raggiungere attraverso stupendi panoramici sentieri. Anche qui si può girare in cerca di artigiani di cui la comunità locale è ricca, tra i quali un orafo, alcune ragazze che filano tessuti su un vecchio telaio e il bravissimo ceramista che vale la pena osservare mentre realizza con estrema cura le sue opere tra cui le caprette, vero e proprio simbolo della cittadina, il cui caglio è una indimenticabile delizia gastronomica da gustare con il pane pistoccu fritto, così come i cervellini in pastella o la corda al sugo che ci è capitato di assaggiare in un luogo letteralmente fuori dal mondo salendo tornanti e tornanti dal centro come il ristorante tipico Golgo.

Da non dimenticare un dettaglio piuttosto significativo di Baunei: questo posto si trova infatti nel cuore di una delle cosiddette “blue zone”, termine identificato per la prima volta dal medico e studioso Gianni Pes che ha individuato questa zona dell’Ogliastra come quella con la maggiore concentrazione di centenari maschi al mondo. Difficile stabilire con certezza assoluta quali siano i motivi che portano a questa peculiarità, esistono però sei caratteristiche comuni a tutte le zone blu, come la famiglia al centro di tutto, il tabagismo scarso o nullo, il semivegetarianismo, un’attività fisica moderata ma costante, la percezione di utilità sociale dell’anziano e il consumo di legumi. Facile allora capire da queste righe concentrate che raccontano uno scampolo di Sardegna quanto di questa incredibile regione ci sia ancora da scoprire e quanto valga la pena percorrerla in lungo e in largo dedicandole il tempo necessario mentre si esplora ogni suo angolo segreto.

rassegna stampa – Locali storici d’Italia – 22.01.19   Reporter Gourmet