Non chiamateli solo baristi L’alchimia della miscelazione

Lug 29, 2020 | News

Non chiamateli solo baristi L'alchimia della miscelazione

Quattro i locali bresciani segnalati dalla guida «Locali storici d’Italia»

È uno dei club enogastronomici più illustri d’Italia, dove non contano le stelle né l’arte del cuoco e neppure il conto. Per far parte dei Locali Storici d’Italia, oltre a una storicità minima di 70 anni, bisogna conservare ambienti e arredi originali (o che testimonino come era il locale al momento della fondazione), ma anche presentare cimeli, ricordi e documentazione storica sugli avvenimenti e sugli ospiti illustri. Nell’edizione 2020 della guida — non a caso patrocinata dal ministero per i Beni, le Attività Culturali e il turismo — il focus è sulla mixology (pardon, miscelazione) che molti pensano sia invenzione recente o di tendenza quando in realtà il magico Negroni regnava al Caffè Gilli di Firenze nel 1920, grazie all’invenzione del Conte Camillo o i bartender del Camparino milanese — mentre neutralisti e interventisti si picchiavano in Galleria — creavano drink sul Campari nel 1915. La guida è arrivata alla 44esima edizione, gratuita e disponibile anche in formato app: 213 i luoghi recensiti tra alberghi, ristoranti, pasticcerie-confetterie e caffè letterari.

Gli ospiti illustri

Senza retorica, si tratta di posti dove si è scritta una parte della nostra storia, pensando soprattutto ai personaggi che vi sono passati dal Risorgimento alla Dolce Vita. Locali che grazie a un’oculata e appassionata gestione sono passati indenni alle mode e agli inutili cambiamenti. La provincia di Brescia ha portato anche in questo il suo mattone: tra le 34 segnalazioni in Lombardia, ce ne sono 4 di cui tre sul Garda e una a Palazzolo. Sul lago, Sirmione può vantarne due. Il Caffè Grande Italia, in piazza Carducci dal 1894, è un’istituzione della cittadina dove è chiamato semplicemente Bar Italia e non è mai stato considerato luogo elitario al di là dei clienti importanti, dalla regina Margherita di Savoia a Ezra Pound, da Maria Callas a Gabriele d’Annunzio.

Chi sono

Ancora più antico come fondazione — nel 1888 — è l’Hotel Catullo in piazza Flaminia, ora gestito dalla famiglia Barelli. All’ubiquo D’Annunzio si deve la pagina più divertente (e complicata) nella storia del suggestivo Grand Hotel Gardone, costruito nel 1884: nell’inverno del 1921 il Vate se ne servì come lussuosa succursale, diventandone il miglior testimonial possibile per l’epoca. Ma il controcanto era rappresentato dal manipolo di fiumani che resero lo spazio interno e a lago un rumoroso bivacco. Meno problemi hanno dato altri illustri ospiti, a partire da Winston Churchill che ne restò incantato nel luglio 1949, durante quel soggiorno che vari storici hanno considerato una ‘copertura’ per permettere agli agenti segreti del SAS di trovare il famoso carteggio con Mussolini. Quest’anno il Grand Hotel Gardone — che da tre generazioni è guidato dalla famiglia Mizzaro — resterà chiuso ma si ripresenterà in piena forma nel 2021. Il quarto locale storico si trova a Palazzolo sull’Oglio: l’Osteria della Villetta, creata nel 1900 da Giacomo e Margherita Rossi in una suggestiva villetta liberty vicino alla stazione ferroviaria. Alla quarta generazione, quella del popolare Mauri Rossi e della moglie Grazia, va il merito di salvaguardare l’ambiente e la cucina tradizionale ma soprattutto di aver realizzato uno dei migliori esempi di Osteria: ai vertici in tutte le guide culinarie italiane e citata più volte dai media internazionali, a partire dal trendissimo Monocle. Perché, la vera bravura è saper gestire un locale storico e attuale nello stesso tempo.

Rassegna stampa – Locali storici d’Italia: 25.07.20 Corriere della Sera  Â